IL PONTE DI ADAMO ED EVA
Molti pordenonesi, ma non solo, lo attraversano quotidianamente per andare a lavoro o semplicemente per andare “in centro”… il ponte di “Adamo ed Eva”, così ci ostiniamo a chiamarlo, è parte integrante della nostra città. Sotto di esso scorre l’origine della nostra cittadina: il fiume Noncello, il più delle volte con il suo fare placido ci delizia con scorci e riflessi di luce bellissimi da fotografare, altre volte fa sentire la sua presenza con le esondazioni che bloccano parte della città.
Giove e Giunone e non Adamo ed Eva come, da sempre, i pordenonesi hanno deciso di chiamare le due statue; queste furono donate dal luogotenente Veneto in Friuli Antonio Loredan in occasione del terzo rifacimento del ponte nel 1718. Un tempo i pilastri che sorreggono le statue chiudevano il ponte, oggi invece ne segnano l’inizio, questo perché i lavori di correzione del Noncello, legati al progetto di costruzione del porto fluviale, fecero sì che l’alveo del fiume fosse letteralmente “spostato” di alcune decine di metri verso la chiesa della Santissima. Nello spazio così ricavato sarà realizzata la strada denominata Riviera del Pordenone.
Il ponte fu costruito per la prima volta nel 1550, anche se testimonianze riferiscono di una costruzione precedente, per collegare la città con il borgo di San Giuliano. La struttura a tre arcate venne rappresentata in due affreschi realizzati dal Calderari: uno si trova all’interno della Cappella Mantica del Duomo, l’altro è collocato nell’abside maggiore della chiesa della Santissima Trinità. Una grossa piena danneggiò il ponte nel 1665 fino a farlo crollare, nonostante le riparazioni, nel 1712.
Nel corso del ‘700 vennero provate diverse soluzioni che però non diedero un buon esito: solo nel 1761 il Consiglio comunale decise per una costruzione, definitiva, in muratura. Si chiamò l’ideatore del ponte di Bassano, Bartolo Ferracina, che progettò la nuova struttura ad una sola arcata, con piloni che poggiavano su nuove basi. Purtroppo le disavventure per il ponte non erano terminate: durante la prima guerra mondiale, al ritiro delle truppe austro-ungariche, il 1 novembre 1918, il ponte fu minato è fatto saltare.
Nel primo dopoguerra venne riedificato in ferro e muratura, con la parte centrale mobile per consentire il passaggio delle imbarcazioni.
Nelle foto
1. Affresco del Calderari, Cappella Mantica, Duomo di Pordenone, 1554-1555. Il ponte così come doveva essere nel ‘500 ai tempi della dominazione veneziana.
2. Cartolina del 1926 che permette di vedere il nuovo ponte costruito come proseguimento del precedente. Il primo, cioè quello vecchio, verrà completamente interrato per realizzare la nuova viabilità che comprende la Rivierasca, oggi chiamata Riviera del Pordenone.
3. immagine del 1898 del ponte con le statue orientate verso la chiesa della Santissima Trinità; queste segnavano la fine del ponte al contrario di oggi. Da notare che anche le statue sono girate rispetto alla collocazione odierna.
4. il ponte nel primo ‘900, il fiume come luogo di socialità: il gioco e la pesca ma anche luogo di lavoro. Qui le donne andavano a lavare i panni, oppure l’acqua veniva utilizzata per movimentare le ruote dei mulini (si vede, attraverso l’arcata, la ruota della cartiera Lustig attiva fino ai primi del ‘900).