N26 Lo sapevi che…eupolis a domicilio – LA STEPPA, UNA PIANTA E L’INVASIONE DEGLI UNGARI

LA STEPPA, UNA PIANTA E L’INVASIONE DEGLI UNGARI

Guardando una foto satellitare del nord est dell’Italia o arrivando in un punto panoramico delle prime cime delle prealpi pordenonesi, balza all’occhio il triangolo bianco rappresentato dalla confluenza di Meduna e Cellina e dal loro greto.

L’enorme distesa di ghiaia presente, la rarità di alberi e di elementi antropici fanno di queste decine di km2 un’area di grande valore paesaggistico e naturalistico tanto da definire buona parte dell’area Sito di Interesse Comunitaria e Zona Speciale di Conservazione.

La grande presenza di sedimento grossolano, portata nei secoli dai due fiumi in occasione delle piene e il continuo movimento dei sedimenti stessi, almeno all’interno delle arginature, impediscono all’acqua di rimanere in superficie e al suolo di formarsi facilmente. Per questi motivi queste praterie sono a bassa produttività e vengono definite terre magre o magredi.

L’ambiente che ne risulta è simile a quello delle steppe centroeuropee, ma in questo caso il fattore limitante non è climatico, ma proprio la scarsità di suolo e per questo sono definite steppe edafiche.

Per le loro caratteristiche ecologiche e per la loro posizione geografica i magredi rappresentano un grande bacino di biodiversità. Oltre ad una grande varietà di orchidee, un branco stabile di lupi, occhioni, albanelle e ogni tanto l’aquila reale, ci sono due importanti endemismi floristici: una è Brassica glabrescens, scoperta negli anni 70 dal professor Poldini e l’altra è Crambe tataria, o Crambe dei Tartari, descritta nei magredi pordenonesi da Silvia Zenari ad inizio ‘900. Per la valenza delle sue ricerche naturalistiche alla stessa Zenari è stato dedicato il Museo di Storia Naturale di Pordenone.

Si è favoleggiato molto sulla presenza della Crambe nei magredi pordenonesi, considerando che è una specie tipica delle steppe ungheresi e rumene, e l’ipotesi più accreditata la vuole “arrivata” intorno all’anno Mille con i semi attaccati agi zoccoli dei cavalli degli Ungari o di altre popolazioni provenienti dall’est che proprio in quel periodo passavano spesso in Friuli. Trovate condizioni simili a quelle del luogo di origine attecchì e tra aprile e maggio è possibile vederla in fiore in diversi luoghi dei magredi.

È una pianta perfettamente adattata alla prateria e alla scarsità d’acqua disponibile, le foglie sono piccole e fortemente segmentate per ridurre la superficie esposta all’evapotraspirazione. I primi anni di vita produce solo foglie, poi a un certo punto fiorisce, produce i frutti e a questo punto la pianta si secca creando un cespuglio rotondeggiante molto leggero che può rotolare nei prati o farsi sollevare dal vento, lasciando giù le piccole silique che contengono i semi da disperdere. Una scena simile a quelle iconiche dei film western con i cespugli che rotolano.

A qualcuno ricordano la puszta ungherese, ad altri il far west, ad altri ancora la savana africana, sicuramente i magredi pordenonesi meritano una visita non appena possibile!

Foto satellitare: Google earth

Foto Crambe tataria Adriano Buttolo

Foto magredi Archivio eupolis

 

I commenti sono chiusi