UN PO' DI STORIA DELLA CENTRALE IDROELETTRICA PITTER DI MALNISIO
Cosa hanno in comune un detto, una bolletta da pagare, una valle impervia solcata da un torrente, l'idea visionaria di un giovane ingegnere?
Capita in una comunità che si diffondano frasi che diventano veri e propri modi di dire, tanto da essere ripetute sedimentandosi nel gergo quotidiano: “Go da pagare eà ceìna!” (“Devo pagare la Cellina!”). Capita così che le si ascolti e le si ripeta anche senza comprenderle fino in fondo. Fino a quando si è ormai troppo distanti cronologicamente da chi per primo le ha pronunciate.
“Cosa devi pagare?” verrebbe da chiedere. E allora facciamo chiarezza sul detto...
Geograficamente, il dialetto ce lo suggerisce, ci troviamo a Venezia e dintorni.
Dobbiamo riavvolgere le lancette dell'orologio, meglio se da taschino, fino a ritornare a inizio '900.
Letteralmente la “ceìna” è... un corso d'acqua: il torrente Cellina che scorre attraverso l'omonima valle montana del Friuli occidentale.
E cosa potranno mai avere in comune Venezia e la Valcellina che si trovano a un centinaio di chilometri di distanza l'una dall'altra? Sono legate da una sfida, il cui buon esito coincide proprio con l'annullamento di questa distanza. Risultato assolutamente non scontato vista l'epoca!
Nella seconda metà dell' '800, in diverse aree del mondo, matura la volontà di utilizzare l'energia elettrica in vari campi come trasporti, illuminazione pubblica e produzioni industriali. Uno sconvolgimento epocale è alle porte. Seguendo l'onda del cambiamento ci si butta a capofitto nella ricerca scientifica e tecnologica e, in questo scenario, l'Italia ricopre un ruolo assolutamente di spicco, sia per centrali elettriche sia per strumentazioni d'avanguardia prodotte.
Questo avviene anche a Venezia dove si pensa ad attivare l'illuminazione pubblica alimentata con corrente elettrica.
Il caso vuole che nello stesso periodo, a un centinaio di chilometri di distanza dalla città lagunare, in Valcellina, la mente acuta e lungimirante dell'ingegner Aristide Zenari riconosce nelle acque color verde smeraldo del torrente il “Carbone Bianco”. Dall'energia dell'acqua si può ottenere energia elettrica a patto di avere a disposizione i macchinari più moderni in grado di compiere la trasformazione.
Dunque mentre Venezia (ma anche Pordenone) possiede le risorse economiche, la Valcellina ha quelle naturali, cioè acqua e caratteristiche geomorfologiche. Sarà Zenari l'anello di congiunzione con la sua assoluta capacità nel riconoscere il potenziale sfruttabile dalla collaborazione. E perciò, seppur ostacolato da vari impedimenti, non si lascia sfuggire l'occasione. Dà vita a un progetto a dir poco ambizioso che tra il 1900 e il 1905 vedrà l'effettiva realizzazione della Centrale idroelettrica di Malnisio (ora Centrale “Antonio Pitter”) in comune di Montereale Valcellina, con tutte le opere civili e ingegneristiche necessarie al funzionamento dell'impianto. In particolare la rete elettrica che unisce Malnisio a Venezia rappresenterà proprio un risultato tecnologico d'avanguardia: 87 chilometri di fili fissati su supporti in legno e metallo, la più estesa rete elettrica d'Europa all'epoca.
Sarà la Società del Cellina a fornire, a partire dal 1905, energia elettrica ai veneziani che per questo diranno “Go da pagare eà ceìna”.
I fili elettrici collegano luoghi lontani, mentre gli impulsi che li attraversano, con la loro rapidità, annullano idealmente le distanze. Quest'ultima è una delle maggiori conquiste tecnologiche mai raggiunte e la Centrale di Malnisio, dismessa nel 1988, oggi convertita a museo, è stata protagonista attiva in questo fondamentale passaggio della storia. Le macchine, perfettamente conservate da inizio '900, assieme a tutto lo spazio che sta loro attorno rimasto praticamente intatto, ci permettono di tornare con la mente a quegli anni e ci fanno riflettere sugli sforzi tecnici e umani, i modi di pensare e di agire, le difficoltà affrontate che hanno determinato notevoli cambiamenti nella società.
Il Museo della Centrale è visitabile con le sue incredibili turbine Francis e lo storico quadro comandi, così come il percorso esterno di archeologia industriale lungo il canale che convogliava l'acqua, attraverso quattro imponenti condotte, nelle turbine. Vi aspettiamo presto per un'affascinante visita in questo stupendo luogo di storia e tecnica, appena si potrà.
Video: archivio eupolis, riprese aeree con drone Luca Ambrosio